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Figli che uccidono i genitori: perché succede e come mai sono spesso delitti efferati

Uno dei fattori che frequentemente ricorre nell'omicidio dei genitori è la giovane età degli assassini, che spesso sono adolescenti che commettono degli overkilling, ovvero uccidono impiegando un'eccessiva quota di violenza

Figli che uccidono i genitori perché succede e come mai sono spesso delitti efferati

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Benno Neumair, Erika De Nardo, Pietro Maso fino al recente caso di Avellino in cui due fidanzatini hanno ucciso il padre di lei: perché i figli uccidono i genitori? Può trattarsi di parricidio, matricidio o parenticidio: quali sono le cause, cosa c'è all'origine di questa violenza?

Overkilling

Uno dei fattori che frequentemente ricorre nell'omicidio dei genitori è la giovane età degli assassini, che spesso sono adolescenti che commettono degli overkilling, ovvero uccidono impiegando un'eccessiva quota di violenza, molto superiore a quella necessaria. Tale modalità dell'azione lascia esterrefatti, così come anche le motivazioni inconsistenti, futili o ancora peggio la completa assenza di motivazioni che sta alla radice di questi delitti. Colpisce inoltre lo stato emotivo del giovane, vale a dire la freddezza e la determinazione durante il compimento dell'omicidio e l'assenza di rimorso in seguito, a fronte di un'apparente normalità che contraddistingueva l'esistenza del futuro assassino fino al momento del reato. I motivi di sgomento rispetto agli omicidi compiuti da adolescenti hanno molte volte a che fare con la tipologia delle vittime. Uccidendo i genitori, oppure i fratelli più piccoli, gli adolescenti infrangono dei tabù, perché con l'omicidio dei genitori si disintegra la famiglia  (De Pasquali, 2002).

L'insorgere del comportamento deviante

Nell'ambito della nostra società l'adolescenza è un periodo particolarmente carico di tensioni e di conflitti, che può favorire l'insorgere di un comportamento deviante. L'acquisizione da parte dell'adolescente di una identità personale dipende dall'insieme della struttura sociale nella quale egli si trova inserito e dall'ambiente nel quale vive. La famiglia è il principale strumento che la società ha a disposizione per far interiorizzare al giovane un certo sistema di ruoli, di modelli di comportamento, di aspettative, che finiscono per influire sull'acquisizione di una identità personale e di un ruolo sociale.

Per comprendere il comportamento deviante di un adolescente è necessario conoscere ed interpretare la sua collocazione nel contesto della dinamica familiare e la sua evoluzione nell'ambito della stessa.

Gli aspetti psicologici dei figli che uccidono i genitori

L'omicidio commesso dagli adolescenti avviene frequentemente all'interno delle mura domestiche. Sono stati individuati alcuni degli aspetti psicologici relativi ai figli che uccidono i genitori: sentimento di ingiustizia subita, anomalie nel processo di apprendimento, bassa soglia di frustrazione, incapacità di svolgere un ruolo, assenza di sentimento comunitario, incapacità di autocritica, bisogno di gratificazione immediato, aggressività sessuale, impulsività, tendenze interpretative, volontà di essere punito, comportamento nevrotico. Il movente di un parenticidio può essere in apparenza quello di liberarsi di un ostacolo, ad esempio per una relazione affettiva sgradita dai genitori; ma può anche essere la liberazione dai divieti, dagli impedimenti ad una vita autonoma. In sostanza l'omicidio diventa lo strumento di una liberazione completa dal controllo genitoriale (De Pasquali, 2002).

Il ruolo della famiglia

La famiglia dovrebbe rappresentare quella solida certezza, quel sostegno psicologico che aiuta i membri più giovani e inesperti ad affrontare gli ostacoli della vita e a gestire le frustrazioni e gli insuccessi che costellano il piano della vita. La famiglia dovrebbe funzionare da contenitore capace di sfumare l'aggressività del soggetto che, invece, spesso si rivolta proprio contro di essa, in quanto la famiglia e, nello specifico, i genitori, non vengono percepiti in grado di offrire un valido supporto alle esigenze psicologiche e materiali dei figli  (De Luca, 2002).

Inoltre, l'attuale complessità della vita sociale, in particolare l'esplosione dei mezzi di comunicazione e la maggiore libertà di espressione che propongono le società occidentali, facilita nei giovani l'emergenza di un'inquietudine narcisistica sempre più significativa, confrontandoli con le contraddizioni e con l'ambivalenza dei loro desideri e inducendoli a dubitare delle loro capacità e delle loro risorse interne. In realtà, non si tratta di poter fare ciò che si vuole ma, spesso, di constatare che non si sa che cosa si vuole o che si desiderano cose contraddittorie (Monniello, 2002).

Il movente

La complessità dell'analisi del parenticidio dipende in gran parte dalla difficoltà di comprendere il movente che spinge un figlio a uccidere chi l'ha generato (De Luca, 2002). Dall'analisi dei casi si individuano tre ordini di moventi: disturbo psichiatrico preesistente, litigiosità familiare, interesse economico.

Per quanto riguarda le armi utilizzate nei parenticidi, si tratta soprattutto di armi da punta e da taglio, poi armi da fuoco e armi contundenti. La dinamica non segue un raptus improvviso, ma si tratta generalmente di un'azione estremamente pianificata, anche se poi l'assassino viene quasi sempre individuato in tempi brevi (De Luca, 2002).

In conclusione, l'omicidio perpetrato dagli adolescenti, è sempre da collegare alle vicissitudini del loro sviluppo psichico. Bisogna andare a guardare dentro la storia personale di ciascun ragazzo che arriva ad un atto così estremo. In genere la violenza è l'atto finale di una storia unica, che inizia fin dalle relazioni primarie di attaccamento del bambino con le figure adulte di riferimento, continua con le sue prime esperienze scolastiche e di socializzazione e con il difficile passaggio attraverso la tempesta adolescenziale. Per gli adulti coinvolti nel processo di sviluppo degli adolescenti seguire questa fase non è affatto facile. In alcuni casi il minore si può rifugiare nell'isolamento e smettere di crescere psicologicamente, fino a maturare disprezzo per gli adulti. L'adolescente può dare sfogo alla sua rabbia mediante la violenza, a causa del fallimento evolutivo nel quale sente di essersi fermato. La violenza dell'adolescente non è necessariamente qualcosa che si è andata formando in lui a causa di fattori negativi. Piuttosto potrebbe anche essere mancato l'intervento di fattori positivi capaci di far evolvere la violenza in aggressività sana e costruttiva (Novelletto, 2002).

12/05/2021